Un giovane che già fa parlare di se. Geoffrey Delouvin, studi enologici in Alsazia e solida givetta nelle cantine di mezzo mondo (Nuova Zelanda ed Australia incluse), da una manciata di vendemmie ha assunto le redini dell'azienda di famiglia. Passo dopo passo è riuscito nel non facile intento di coniugare lo stile tradizionale dello Champagne di famiglia con la sua smania di rinnovamento; anche lui coinvolto in quel fermento di idee che, sotto traccia, anima la nuova generazione di Vignerons della zona. I numeri dell'azienda: sette gli ettari all'attivo, in larga parte (oltre l'80%) piantati a Pinot Meunier, tutti sul comune di Vandieres, ritenuto ufficiosamente il Village Grand Cru di questo vitigno. Non è infatti certo un caso se tutte le più famose Maisons di Champagne ogni anno cercano ed acquistano sul comune di Vandieres, nel cuore della Vallée de la Marne, il Pinot Meunier per comporre le loro cuvée d'eccellenza. Il motivo è semplice; solo in queste terre il vitigno assume risvolti sapidi e minerali in luogo della semplicità di frutto che si riscontra in larga parte dei comuni della Vallée de la Marne. Geoffrey produce circa 40.000 bottiglie all'anno, distribuite tra linea classica e interpretazioni moderne, figlie dell'estro e delle capacità di questo giovane enfant prodige dello Champagne. Protagonista, della gamma, com'è ovvio, il Pinot Meunier, quale spesso mono-cépage per letture del vitigno che spaziano dalla beva sbarazzina (ma non priva di profondità e finezza) a soluzioni innovative (vedi un Pinot Meunier non dosato con lunga sosta sui lieviti). Quale base comune un lavoro certosino in vigna ad innalzare a dismisura l'asticella qualitativa delle uve lavorate in proprio. Lo stile Delouvin è agricoltura sostenibile nella conversione biologica su alcune parcelle. Sbaglia chi pensa al solito Pinot Meunier, tutto sul frutto, di grande piacevolezza ma di scarso spessore. Vandieres (il comune dei Delouvin) racconta una storia diversa; qui il vitigno si presta ad una insospettabile, lunga, maturazione sui lieviti ed assume un profilo gustativo di spessore, specie nel suo finale articolato e molto saporito. Un Pinot Meunier in giacca e cravatta, che non sfigura rispetto ai suoi fratelli più nobili e celebrati, ovvero Pinot Noir e Chardonnay.